Croce Rossa, ovvero casa.
Se qualcuno mi dovesse chiedere che cosa rappresenti Croce Rossa Italiana per me, non avrei dubbi sulla mia risposta: è la mia casa!
Mi sono avvicinata al mondo del volontariato un po’ in punta di piedi, consapevole di volere dare il mio contributo alla società e al tempo stesso di voler assomigliare un pochino al mio papà, che da volontario aveva speso tanti anni all’interno della Caritas di Brindisi, la città che mi ha visto crescere.
Titubante e timida di natura come sono, non convinta fino in fondo delle mie capacità né tantomeno di poter essere effettivamente utile, ventenne fuorisede e un po’ impaurita, presi la decisone di iscrivermi in Croce Rossa Italiana così da impiegare meglio il mio tempo tra un esame e l’altro.
Scelsi Croce Rossa, allontanandomi dalle orme paterne, perché era l’organizzazione che avevo visto operare nella mia città, mi aveva incuriosito, ne avevo letto la storia e approfondito la sua realtà, trovando subito un’affinità di intenti che ritenevo dovesse essere approfondita con una conoscenza più ravvicinata.
Benché gli anni passati in Croce Rossa non siano poi così tanti – a breve saranno sette e mi piace immaginare che ognuno di questi anni abbia portato un rafforzamento in me dei sette principi che la animano – , ricordo ancora come fosse ieri il momento in cui ho varcato quella porta e ho iniziato a vedere i sorrisi genuini di chi anima il volontariato; io timida e impaurita mi sono presentata al mio primo incontro formativo in comitato ed ho capito che non sarebbe stato un amore passeggero: è proprio in quel momento che è scoccata la scintilla.
Avevo trovato il mio posto nel mondo, e che bel mondo! Fatto di persone di straordinaria bellezza, accomunate dallo stesso spirito di umanità, dedite a fare del luogo di cui siamo ospiti passeggeri un posto migliore con tanti piccoli e proprio per questo importantissimi gesti.
Il primo servizio che decisi di svolgere fu quello dell’Unità di Strada, in cui si prova a dar conforto con una bevanda calda e qualche snack, ma soprattutto con qualche parola amica, a chi la città la vive nell’anonimato e da essa, molte volte, si trova respinto.
Un’immagine è impressa, indelebile, nella mia memoria: noi con il nostro banchetto nel piazzale della stazione di Campo di Marte a distribuire tè e dei mandarini in appoggio alla Ronda della Carità e tutto intorno a noi delle mani protese a chiedere silenziosamente di essere riempite, gli sguardi pieni di gratitudine accompagnati dall’imbarazzo e a volte dalla rabbia di trovarsi in una simile situazione contro e nonostante la propria volontà.
E forse fu proprio in questo primo servizio che capii appieno e vidi incarnati in tutta la loro folgorante bellezza i nostri sette principi.
Da quel momento in poi è stato un crescendo di attività, di specializzazioni, di storie ascoltate e fatte proprie, come un piccolo segreto da custodire, di immagini significative che nemmeno la più sapiente e prolifica penna potrebbe descrivere, di gratitudine ricevuta e chissà se veramente meritata, di amicizie formate e vabbè, nel mio caso, anche dell’Amore…
Dopo quattro anni, per ragioni di studio e lavoro, ho dovuto lasciare la mia amata Firenze… ma il cordone con Mamma CRI non l’ho mai tagliato e appena ho avuto la possibilità di ritornare sono corsa da lei che mi ha accolto, per la seconda volta, a braccia aperte.
Per tutte queste ragioni Croce Rossa per me ha significato, continua e non smetterà mai di significare CASA, accoglienza. Essa è il posto in cui, tutti insieme, come una grande famiglia, offriamo il nostro tempo, le nostre capacità, il nostro meglio per non lasciare nessuno indietro. Un lavoro di squadra fatto di corsi di formazione e tanta, tanta, tantissima passione. Una famiglia in cui ognuno di noi è utile nel suo piccolo ma prezioso modo di essere.