Il mio primo approccio con Croce Rossa Italiana è stato di origine “traumatica”.
Fu responsabile di una cocente sconfitta al “Gioco delle Targhe” che facevo abitualmente con mio fratello maggiore in macchina per passare il tempo durante i lunghi viaggi.
Targaaaaa FI: Firenze! CO: Como! BO: Bologna!
Non ne sbagliavo una, nonostante i pochi anni che avessi. Ma quando mio fratello se ne uscì con “CRI” io pensavo scherzasse e mi costò la partita. Che smacco! Ma da quel momento conobbi Croce Rossa Italiana.
Fu però solo dopo molti anni, in un periodo complicato della mia vita, contraddistinto da notti insonni prolungate, che in una delle mie lunghe camminate pensai a come impegnare il tempo che sprecavo a vagare.
L’illuminazione mi colpì alle 4 di notte davanti al cancello di Lungarno Soderini, quando vidi partire un’ambulanza in emergenza. E rividi lei, la targa: CRI!
Mi iscrissi il giorno dopo coinvolgendo in questa avventura la mia migliore amica Caterina.
Da quel momento la mia vita cambiò radicalmente.
Qualche strano incantesimo mi entrò sotto pelle, qualcuno li chiama 7 Principi Fondamentali, qualcuno Volontariato, c’è chi dice altruismo, chi un po’ di sano egoismo, aggiungici un pizzico di follia e divertimento, shakera con un gruppo di amici che ti cambia l’umore ed uscire da quel cancello diventa sempre più difficile.
Oggi sono referente del Punto Volontari e cerco di seguire i nuovi volontari che si avvicinano al nostro mondo trasmettendo lo stesso entusiasmo e amore che mi muove.
Negli anni ho passato il tempo con Francesco, Riccardo, Matteo, Danilo, Eleonora, Andrea e tutti quegli amici veri che dentro e fuori sono diventati compagni del quotidiano, incarnazione di quei principi fondamentali che ci uniscono.
Mi sono trovato davanti ad eventi maggiori, un terremoto come Amatrice o l’attuale pandemia da Covid-19 dove ti viene dentro la voglia di essere in prima linea, fare la differenza. Non per incoscienza o stupidità ma perché per quello sei stato preparato per anni.
Speri di aiutare, anche fosse solo una spesa per una persona fragile. Ti rimbocchi le maniche per far sì che l’andràtuttobene diventi realtà. Così come chi, ogni giorno, è stato dietro la cassa di un supermercato o è un rider Deliveroo.
È stata un’avventura incredibile condivisa con la mia “famiglia” che continua con la stessa energia.
Ma è più semplicemente in quei turni del venerdì notte, con i miei giovani amici, Riccardo e Niccolò, che trovo la risposta alla domanda che tanti mi pongono: perché fai il Soccorritore Volontario.
A volte è stancante, frustante, impegnativo, spesso sei maltrattato dai pazienti o dai loro familiari, pure dai professionisti sanitari. Ti confronti con la solitudine e la sofferenza.
Mi chiedono se ho avuto esperienze di incidenti o morte, ma non riescono a capire che è molto più impattante ed emozionante una vita che nasce di una che muore. Una piccola creatura che scalpita per venire alla luce in questo mondo un po’ storto; ma lei è piena di vita, impaziente alle 5 del mattino sulla nostra Delta01 mentre voli a sirene spiegate.
Pensi a come quella polpettina possa essere fortunata a vedere voi, Ricca e Nicco, la meglio gioventù, come primi essere umani nella sua vita che nulla ha dato al mondo.
E ti trovi alle 6 del mattino, stanco che sogni un letto, contento di quello che hai fatto, anche se non hai dormito come un tempo, ma per ben altri motivi.
E capisci che sì, è per albe come queste che faccio il Soccorritore Volontario.
Lorenzo Stralanchi, referente Punto Volontari e “uomo ragno” a tempo perso