Mi sono avvicinato alla Croce Rossa di Firenze nel giugno 1970 all’età di 19 anni, il corpo dei volontari allora si chiamava “Pionieri”. In sede, facevano dimostrazioni di protezione civile e primo soccorso per la “Settimana della Croce Rossa”, durante le quali mi innamorai dei 7 principi fondamentali che sono alla base della Croce Rossa in tutto il mondo.
In quel periodo, i volontari appena entrati si chiamavano reclute e potevano esercitare fin da subito, così scelsi di entrare nella Squadra Antonini. Il Prof. Francesco Antonini è stato il primo geriatra in Italia che nel 1969 aveva creato un reparto di riabilitazione per le persone colpite da ictus cerebrali a Careggi. Quell’estate ero ancora studente-lavoratore (4° anno di perito meccanico), lavoravo in un’azienda metalmeccanica fino alle 17.30. Solo il sabato pomeriggio potevo andare con la mia squadra ad aiutare i fisioterapisti per la riabilitazione dei pazienti ricoverati e lì ebbi modo di conoscere molti pazienti di tutte le età.
L’esperienza fatta in quei tre mesi estivi con Croce Rossa, negli anni in cui nelle aziende la posizione lavorativa degli operai era ancora molto critica, mi portò involontariamente a scrivere a scuola un tema politico, dove spiegai quali fossero le ragioni per cui tecnica e umanità non conciliavano fra di loro. Il caso ha voluto che, rimandato in inglese e italiano, nella prima materia fui promosso, nella seconda invece bocciato… Ma anni dopo, il Preside mi chiese scusa per avermi bocciato, quando con l’Unità Coronarica Mobile della Croce Rossa Firenze soccorsi sua moglie!
Nel 1971 frequentai il primo corso interno di primo soccorso diventando finalmente Pioniere.
Decisi di rimanere in Croce Rossa, perché come associazione l’ho ritenuta più importante rispetto alle altre. L’esperienza fatta durante la gita organizzata al Comitato Internazionale della Croce Rossa e della Mezzaluna Rossa a Ginevra, mi fece capire l’importanza che ha nel mondo il Comitato Internazionale con la firma della prima Convenzione di Ginevra nel 1864 e delle successive, e che da allora si impegna a farle rispettare a livello internazionale.
Avevo sempre aiutato le persone bisognose, ma fare volontariato nella Croce Rossa di Firenze era diventato per me il miglior modo per aiutare gli altri, di qualunque appartenenza sociale o nazionalità o fede religiosa, mettendo in pratica i 7 principi fondamentali che ci contraddistinguono.
Sono stato consigliere quando nacque ufficialmente il Comitato Locale di Firenze nel 2003, sono stato istruttore, ho insegnato guida in emergenza e pratica per i soccorritori… Tutto questo l’ho fatto perchè credo fermamente che nel tempo libero sia importante che le persone si dedichino ad attività di volontariato per aiutare chi ha bisogno ed è possibile farlo con la massima serietà grazie alle iniziative di Croce Rossa.
Oggi con grande rammarico, sono assente dal servizio da molti mesi a causa di una patologia che mi tiene lontano, ma non mi scordo di tutte le persone incontrate in questi oltre 50 anni di servizio che mi hanno insegnato e trasmesso tanto.
Ad iniziare dal Prof. Antonini: assistendo i suoi pazienti ho capito quanto noi esseri umani siamo fragili. Poi l’impatto con i sopravvissuti al terremoto in Friuli e la collaborazione armonica e proficua con il volontario romano Paolo Rossi, tanto che il Presidente della CRI di Udine in persona ci fece le congratulazioni prima della nostra ripartenza.
Il Presidente dei Pionieri del Comitato Provinciale di Firenze e il Presidente Nazionale dei Pionieri di allora mi offrirono addirittura ruoli e incarichi, ma non accettai, tornai a fare assistenza domiciliare.
Fu in quel momento che incontrai il Dott. Manfredi Olvini, un ex medico, che aveva fondato il sottocomitato C.R. di Castelfiorentino, con una patologia che lo rendeva progressivamente cieco e che aveva bisogno di assistenza anche solo per mangiare e fare piccole cose. Non aveva nessuno vicino, nonostante nella sua carriera da medico avesse ricevuto riconoscenze e medaglie al valor civile per la sua convinta vocazione di aiutare gli altri.
Questa persona mi ha trasferito valori profondi che mi sono portato dietro tutta la vita, soprattutto nel mio servizio in Croce Rossa.
Fu così che nel giugno del 1981 nacque l’Unità Coronarica Mobile (UCM), di cui sono stato per 6 anni il responsabile autisti e mezzi, impegno talmente gravoso e anche di soddisfazione, che quando andavo a lavorare (in quel periodo ero macchinista nelle ferrovie) era una maniera per rilassarmi. Siamo stati i primi ad andare a soccorrere le persone colpite da patologie cardiache a Firenze!
A fine 2000 nacque il servizio di emergenza Delta01, di cui sono stato capo squadra per 15 anni. Contemporaneamente cessò l’attività dell’UCM, in quel periodo mi sono battuto con la presidente dell’allora Comitato Provinciale della Croce Rossa di Firenze affinchè questa attività non cessasse, ma la causa fu l’avvento del 118 e le politiche sanitarie di emergenza diverse sul territorio.
Potrei citare diversi altri episodi capitati durante i miei cinquanta anni di volontariato e gli scontri che ho fatto con persone che occupano anche ruoli importanti nell’ambito della Croce Rossa, scontri avvenuti solo per perseguire la mission dell’Associazione. Queste persone però mi hanno sempre stimato e siamo ancora oggi legati da una profonda amicizia.
Ritengo importante che ognuno di noi lasci una traccia del suo operato che serva alle generazioni future. I miei anni di volontariato li ho passati quasi tutti sulle barricate, cercando di aiutare le persone la dove ero chiamato a soccorrerle.
Massimo Mechi, volontario storico del Comitato Croce Rossa di Firenze e il più “anziano” in servizio.
Foto: consegna del Diploma di Benemerenza a Massimo Mechi nel 2014 dal Presidente Federico Rosati