Quel senso di impotenza che hai davanti alle tragedie o alle emergenze. Il bisogno di dover fare assolutamente qualcosa, ma non saper come fare.
Questa è stata la sensazione che mi ha attraversato ad inizio marzo, quando l’Italia intera si è ritrovata in una pandemia globale, chiusa e bloccata in un lockdown che forse non sapeva nemmeno pronunciare, a causa dell’emergenza Covid.
Anche io come molti italiani ero costretta a casa, niente lavoro dato che il settore turismo e accoglienza erano completamente paralizzati, non potevo non fare qualcosa, ma non sapevo cosa. Quando ho incontrato online la “chiamata” del Comitato di Firenze della Croce Rossa che cercava volontari temporanei per affrontare le numerose necessità causate da questo maledetto virus, ho potuto solo dire si e ho trovato il mio modo di dare un aiuto concreto.
Seguendo le orme di mia madre, ho sempre fatto volontariato, fin dai tempi delle scuole medie e oggi di anni ne ho ben 40. Ma non sono mai riuscita a perseguire nel tempo l’impegno preso. Finché non ho incontrato la Croce Rossa di Firenze e l’ho sentita subito nelle mie corde.
Sarà per il suo respiro internazionale, ma soprattutto perché qui riesco a fare qualcosa di utile per la comunità sfruttando quello che so fare meglio nella vita. Ho tante possibilità e percorsi che posso intraprendere all’interno dell’associazione secondo le mie competenze e attitudini.
E soprattutto perché in Croce Rossa “non si sposa una sola causa”, ma si aiuta chi ha più bisogno, senza nessuna distinzione.
In Croce Rossa ho capito che non solo davanti a grossi eventi traumatici si può e si deve intervenire, ma si può farlo tutti i giorni. Quelle che a te sembrano piccole richieste, per qualcun altro possono essere fondamentali, anche un sorriso, una consegna o un’informazione corretta. Nessuno si salva da solo.
Ho iniziato questo percorso per aiutare gli altri, la mia comunità, chi si trova in difficoltà, ma mi rendo conto che sono loro che aiutano me, portando nella mia vita energia positiva e voglia di fare.
Non posso dimenticare la prima signora anziana a cui ho portato semplicemente la spesa. Il suo sorriso spontaneo quando ha aperto la porta, il tono materno della sua voce che non smetteva di ringraziarmi e quegli occhi lucidi, di chi riceve amore, ma inconsapevolmente, lo sta anche regalando.
Serena Paolacci, (ex) volontario temporaneo, da poco effettivo!