Signore e Signori Ospiti,
Volontari tutti,
voglio iniziare questo mio breve saluto leggendovi una comunicazione diramata dall’ispettore dei Volontari del Soccorso del Comitato Locale il 27 maggio scorso:
Con grande gioia vi comunico che la squadra del turno 14,00 – 20,00 di questo pomeriggio, verso le ore 17,00 veniva allertata dal 118 cod. 2 Rosso per un paziente in arresto cardiaco in corso presso il Teatro Comunale. All’arrivo, accertato l’arresto cardiaco, prontamente e con grande professionalità la squadra avviava le procedure di rianimazione cardiopolmonare con l’ausilio del defibrillatore semiautomatico e dopo la terza scarica il paziente riprendeva il battito e respirazione nel mentre era già arrivata l’automedica. Complimenti alla squadra ma anche a tutti voi, Volontari del Soccorso e Pionieri, che giornalmente mettete in campo la vostra professionalità con generosità e altruismo verso chi soffre. Grazie!
Casi come questi sono possibili solo grazie alla corretta concatenazione di tutti gli eventi che fanno parte del soccorso, a partire dal fatto che le nostre squadre sono operative ventiquattro ore al giorno, che in tali frangenti sono in grado di arrivare sulla scena in una manciata di minuti e di fare le cose giuste. Senza esitazioni, confusioni o impreparazioni di sorta.
Tutto questo è il risultato di un lavoro che parte da lontano: inizia dalla formazione, passa per i lunghi periodi di tirocino, i continui aggiornamenti di tutte le componenti, e arriva fin qui, alla continuità con cui i nostri volontari si danno il cambio consentendo di coprire tutti i servizi nelle ventiquattro ore.
Qualcuno parla di eroi, di super uomini o super donne che fanno la differenza. Non è così. I nostri ragazzi e ragazze, le nostre sorelle, le signore della sezione femminile, sono persone che di speciale hanno solo la voglia di dedicare al prossimo il loro tempo, sacrificandolo al lavoro, allo studio, alle famiglie. Quello che invece fa davvero la differenza è da una parte la formazione , dall’altra, soprattutto, la continuità .
Questo è un termine che oggi è d’obbligo riportare ai primi posti in agenda. Avere continuità nelle azioni, nella programmazione, nel fare ognuno il proprio compito significa abituarsi ad avere un buon standard qualitativo costante nel tempo. Perchà© è questo che fa la differenza quando poi ci si trova davvero di fronte all’emergenza. È giunto il momento di smettere di affrontare tutto in chiave di «emergenza»: emergenza traffico, emergenza strade, emergenza rifiuti, emergenza caldo, emergenza freddo»¦ la lista potrebbe essere infinita, ma si tratta di frasi che la maggior parte di noi legge ogni giorno sui giornali.
Ma c’è una prima domanda che dobbiamo porci: l’emergenza conviene? Io credo di no, per la mia esperienza di Presidente di questo Comitato di Croce Rossa, sono convinto che affrontare la quotidianità dei nostri compiti senza continuità sia comunque una scelta perdente. Perdente perchà© costa di più e produce meno risultati. È singolare che siamo proprio noi, una realtà che si muove esclusivamente su personale volontario, senza un dipendente che sia uno, ad accorgerci di come la ricerca della continuità , di uno standard elevato faccia la differenza.
Mi piacerebbe che tutti voi che siete qui stamani poteste far proprio quest’idea della continuità . Dalle piccole cose alle grandi cose. La questione è di metodo, di cultura, di preparazione. Noi non manchiamo di imperfezioni, l’errore c’è, è sempre in agguato: siamo umani del resto. Ma è nostra tradizione e abitudine imparare a gestire l’errore, prevenirlo, affrontarlo e, nel caso, risponderne. Senza continuità , senza programmazione nà© metodologia operativa non ci riusciremmo. E »“ tengo davvero a precisarlo »“ questo non avviene soltanto nei servizi più «visibili» che svolgiamo, per l’appunto i servizi di emergenza.
Tornando a noi, la continuità in Croce Rossa viene espressa da tutte le componenti: mi è d’obbligo e dovere, ma allo stesso tempo piacere gioioso, citare a questo proposito le Infermiere Volontarie. Il corpo affettuosamente conosciuto nell’immaginario collettivo come «crocerossine» quest’anno festeggia il primo centenario, coronando un percorso di umanità e assistenza che ha visto queste figure con l’emblema distintivo e protettivo cucito sul petto, portare sollievo e soccorso ai feriti in guerra. Dalle atrocità dei due conflitti mondiali, all’assurdità delle guerre contemporanee dove, nonostante il progresso del Diritto Umanitario Internazionale, di cui la Croce Rossa »“ lo ricordo »“ è custode, la differenza fra militari e civili, nel doloroso conteggio delle vittime, è sempre più labile.
E questo compito, coraggioso e di valore inestimabile, viene svolto »“ non è un caso »“ da delle donne, con una continuità che viene direttamente dal campo di battaglia di Solferino, dove il movimento di Croce Rossa vide il suo embrione, e furono appunto le donne dei paesi vicino a sostenere l’orrore seguito alla battaglia ripetendosi continuamente «Tutti fratelli». Con lo stesso spirito di fratellanza e umanità che spinge l’attività dell’altra «parte» femminile della nostra associazione, appunto la Sezione femminile che, con lo stesso spirito ma in contesti diversi, porta aiuto e sostegno con lo stesso spirito umanitario. Ma, come per le crocerossine, con «una marcia» in più, con quell’istinto e quella vocazione all’amore per l’umanità che è proprio della donna. Io sono davvero convinto che se non avessimo questo apporto, spirituale e di modo, dell’altra metà del cielo noi oggi non saremmo quello che siamo.
Ma al di là di questo irrinunciabile volto della Croce Rossa, sono profondamente convinto che, considerando il movimento e la nostra azione nel suo insieme, sia la continuità ad essere e dover essere al primo posto. È la continuità della nostra attenzione alla qualità che il mese scorso per quel paziente ha fatto la differenza.
Grazie a tutti.