Tornato dall’Abruzzo due giorni fa è d’obbligo soffermarmi per fare qualche riflessione sui miei giorni trascorsi con le popolazioni colpite dalla tragedia del terremoto.
Sono partito con un’Infermiera Volontaria e due V.d.s. del comitato di San Godenzo; appena arrivati al campo e preso posto nelle nostre tende, ci guardiamo intorno. La prima domanda è ” dove si trova tutta la distruzione che i media ci hanno mostrato?”.
Al primo pranzo nel campo mi rendo conto dell’enorme fila di persone che con il vassoio in mano attende il proprio turno. Gli chiamano gli “sfollati”.
Naturalmente mangio con loro, incomincio a parlare e a chiedere. Voglio sapere cosa è stato prima e come è la situazione di oggi. E con grande dignità e pazienza loro mi raccontano… Sorprende la grande umanità di questo popolo che riesce nella malgrado la propria tragedia anche a sorridere.
Mi viene una gran voglia di cominciare a lavorare, di dare il mio contributo a queste splendide persone.
I miei giorni passano velocemente, incredibile come dalla mattina arriva la sera senza nemmeno accorgersene. Un giorno decido di entrare nella cosiddetta “Zona Rossa”. Ed eccomi qui, davanti alla ormai tristemente nota casa dello studente e alla Basilica di Collemaggio, davanti alla Questura ecc…
Ritorno al campo con questa tremenda fotografia negli occhi.
Il giorno seguente mi sposto ad Onna, scendo dalla macchina ma non ce la faccio neanche a fare un passo. E’ incredibile quello che mi si apre davanti: detriti da tutte le parti e sopra un prato vicino, decine e decine di mazzi di fiori. E’ più forte di me, mi dispiace, vado via. Ma ancora non posso dimenticarmi i crolli, le case che non ci sono più.
Ed eccomi tornato a Firenze con la voglia di ripartire e con il pensiero sempre rivolto verso gli abruzzesi, un popolo pieno di risorse e di dignità .
Il Commissario
Federico Rosati