I combattimenti che hanno investito la provincia congolese del Kivu settentrionale negli ultimi giorni hanno costretto decine di migliaia di persone a fuggire e hanno lasciato un gran numero feriti. Olivier Martin, vice capo delegazione del CICR nella Repubblica Democratica del Congo (RDC), ha parlato delle drammatiche conseguenze di questi eventi e degli sforzi da parte del CICR, per far fronte all’emergenza.
Intervista
Traduzione non ufficiale di Maria Grazia Ianniello
Qual è la situazione umanitaria nel Kivu settentrionale e nella città di Goma?
La situazione umanitaria è catastrofica, per l’intera popolazione della regione. Molte persone hanno dovuto abbandonare tutto ciಠche avevano per sfuggire ai combattimenti e persino i più elementari bisogni della popolazione non vengono soddisfatti.
Secondo nostre informazioni, gli abitanti di Goma e dei dintorni sono fuggiti a Sud di Kivu. Altri si dice che siano fuggiti dalla regione di Rutshuru, verso nord a Kanyabayonga, verso est a Nyamilima e a sud verso i campi per sfollati a Kibati, appena fuori Goma. Altri ancora sono fuggiti verso i campi a Mugunga, a ovest di Goma, in direzione di Sake.
La situazione a Goma è stata più calma ieri sera rispetto alle precedenti notti. Sono stati segnalati saccheggi e si sono sentiti spari, ma la situazione sembra essere meno drammatica di quanto non fosse stata nella notte del 29 ottobre, quando l’ospedale militare di Katindo è stato saccheggiato.
Questa relativa calma ha consentito al personale congolese del CICR di riprendere il lavoro. Stanno facendo un ottimo lavoro, così come i volontari della Società della Croce Rossa della Repubblica democratica del Congo, che stanno lavorando insieme al nostro team, nonostante siano stati colpiti direttamente dagli avvenimenti.
Di che cosa ha bisogno la gente in quella zona?
La nostra principale preoccupazione è la sicurezza delle persone sfollate, o che sono intrappolate nelle zone di conflitto. Ricordiamo a tutte le parti in conflitto che, in base al Diritto internazionale umanitario le persone che non prendono parte (o non prendono più parte) alle ostilità devono essere protette, e che il saccheggio è vietato.
Siamo particolarmente preoccupati per le persone tra i gruppi ad alto rischio, come le donne, gli anziani e i bambini. Queste persone non hanno nulla, sono privi di assistenza medica, sono senza acqua, senza cibo e senza riparo. A peggiorare la situazione è la concentrazione di tutte queste persone in luoghi pubblici senza infrastrutture, nà© accesso all’acqua potabile, che potrebbe innescare l’insorgenza di malattie ed epidemie.
Dobbiamo anche ricordare che queste persone sono doppiamente vulnerabili. La maggior parte di esse erano già state sfollati negli ultimi mesi, e ora hanno perso tutto ancora una volta.
Qual’è la risposta del CICR?
La nostra priorità è l’assistenza di emergenza per i feriti e per i civili sfollati. Ieri, abbiamo distribuito ai due più grandi ospedali di Goma, materiale sanitario, medicinali e altre forniture per trattare le decine di vittime accolte in queste strutture nel corso degli ultimi giorni. Oggi, il nostro team chirurgico a Goma effettuerà una serie di operazioni all’ospedale di Katindo.
Una delle priorità è garantire l’accesso all’acqua potabile per gli sfollati. Oggi installiamo i serbatoi di acqua potabile per 10.000 sfollati nel campo di Kibati, vicino a Goma.
Un gruppo di persone ha lasciato la regione di Rutshuru in direzione di Kirumba a nord. Queste persone sono state duramente colpite dai combattimenti, e una squadra del CICR si recherà alla città di Beni, nella regione del Sud Lubero, a nord della provincia del Nord Kivu. Il CICR ha la capacità di distribuire cibo a circa 20.000 persone in questa regione per due settimane. Abbiamo intenzione di consegnare tali forniture nei prossimi giorni se la situazione della sicurezza lo consente.
Tratto dal sito web del CICR:
Link Esterno